9 nov 2014

Quando eravamo giovani.


Venticinque anni dopo, l'occidente politicamente corretto preferisce parlare semplicemente di riunificazione di un continente, di fine della guerra fredda. Ma il 9 novembre 1989 fu un giorno di liberazione. Fu il trionfo di un sistema politico, economico e sociale imperfetto ma rispettoso della dignità umana su un altro che ambiva alla perfezione facendo scempio delle più elementari norme di civiltà. Fu l'epilogo del più tragico e grottesco esperimento totalitario mai concepito. Fu una storia di vincitori e di sconfitti. Fu il giovedì in cui le democrazie liberali seppellirono il socialismo reale sotto i mattoni della sua stessa alienazione. Che il vero significato di quella data possa sopravvivere alla polvere delle celebrazioni ufficiali.

22 jun 2014

Quando la minaccia era Bush. L'ISIS avanza indisturbato verso Baghdad e da noi sono arrivati i primi caldi.

1 jun 2014

Gli struzzi. La guerra scontata e sfrontata che la Russia ha portato in territorio ucraino, mediante la stessa strategia che ha sempre usato nel corso di tutta la sua storia dai tempi dell'antica Kiev (provocazione, falsa richiesta d'aiuto, annessione), è uno scandalo politico che svela l'impotenza di una comunità internazionale che - in assenza di guida americana - si conferma un concetto privo di sostanza e perfino di significato. Anche l'informazione ha ormai rassegnato le dimissioni: la stampa ha inserito il pilota automatico e si limita a registrare il numero di morti negli scontri senza nemmeno soffermarsi sulle cause e sulle responsabilità di quanto sta avvenendo. Esattamente come quando descriveva l'aggressione serba alle repubbliche dell'ex Jugoslavia come "guerra civile". Il problema che abbiamo oggi, in occidente, è che abbiamo perso la capacità di dare i nomi alle cose, di esprimere giudizi, di assegnare le colpe. Per paura, per viltà, per comodità. Ci siamo dimenticati che nonostante tutto siamo i buoni, e che esistono i cattivi. Non vediamo i nazionalismi di ritorno, ci crediamo immuni alle schermaglie che precedono i conflitti, non partecipiamo più a nessuna battaglia ideale. Forse perché le idee le abbiamo esaurite e nemmeno un piccolo duce con velleità espansioniste ci fa più effetto, se non si fa vedere dalle nostre parti. E' già successo, ricordate?

17 may 2014

L'onda. Sul nazionalismo come ideologia risorgente nel secolo XXI si veda il risultato delle elezioni indiane.

5 may 2014

Libri che non si leggeranno mai nelle scuole italiane. Al momento non l'hanno nemmeno tradotto.

21 abr 2014

Immacolato. Lessi Cent'anni di solitudine da adolescente e ne fui catturato. Poi imparai a situare libri, fatti e persone nel contesto appropriato e cominciai a separare la prosa fluente e accattivante dalla personalità degli autori. Mi regalai in fondo una semplice operazione di igiene mentale che ben pochi hanno osato compiere in questi giorni di ricordi, necrologi e alleluia in cui la figura del narratore deve andare in paradiso a dispetto di tutto e a nessuno sembra concesso chiedere conto delle sue opzioni politiche. Sul sostegno di García Márquez a Fidel Castro e al suo regime rimando alle poche righe dello scrittore cubano Juan Abreu, che evidentemente appartiene a un circolo letterario diverso da quello del colombiano. Lui dall'isola è dovuto fuggire come molti suoi colleghi mentre a Gabo il Partito regalava una casa nei dintorni de L'Avana. Io mi limito a chiosare con la domanda di sempre, certo di non ricevere nemmeno questa volta una risposta soddisfacente: se invece della revolución il premio Nobel avesse appoggiato una qualunque delle dittature di destra che ha conosciuto l'America Latina nel secolo scorso, cosa leggeremmo oggi sul suo conto?

14 abr 2014

23 mar 2014

Vedere alla voce Transnistria.
Grande Russia e piccole patrie. La facilità con cui Putin ha potuto realizzare l'operazione Crimea, in una successione di eventi prevedibile e allo stesso tempo apparentemente inarrestabile, è una conferma dello stato comatoso in cui si trovano le relazioni e il diritto internazionali. L'irrilevanza dell'ONU, nuovamente bloccata dal veto della potenza i cui interessi sono in gioco, è solo la punta del'iceberg dell'assoluta impotenza della diplomazia nel dirimere le controversie tra stati. L'unica regola tuttora vigente, dopo secoli di battaglie e di trattati, è quella dell'azione di forza e della possibile reazione. Reazione che (anche) questa volta non c'è stata: la comunità internazionale e le potenze democratiche hanno certo ammonito, applicato sanzioni simboliche, perfino minacciato, ma sostanzialmente sono rimaste a guardare sperando che Putin si fermi qui. E' una Monaco senza i crismi dell'ufficialità, un appesement informale, un ulteriore passo indietro nella difesa dei propri principi. A guardarla dal punto di vista della realpolitik la scelta del lasciapassare potrebbe perfino considerarsi fortunata. In fondo con il cambio di governo a Kiev l'Ucraina si è allontanata dalla sfera di influenza politica di Mosca e l'occidente ha di fatto recuperato un alleato strategico. Il prezzo pagato è stato la perdita di una porzione di territorio certamente importante ma tutto sommato non così decisiva negli equilibri di forza. Insomma due a uno per noi. Però nella storia i precedenti spesso contano di più dei dati di fatto e l'annessione della Crimea apre una porta verso la destabilizzazione di altre aree con conseguenze potenzialmente inquietanti. La Russia nega ma la questione ucraina non può certo dirsi conclusa e altri protettorati di fatto attendono solo l'autorizzazione ufficiale dello zar per seguire i passi di Sebastopoli. Il prossimo obiettivo potrebbe essere la Transnistria, e di lì a seguire. Parliamoci chiaro, perché Putin dovrebbe fermarsi qui? Mai come in questo caso i parallelismi sono fuori luogo: il padrone del Cremlino non è Hitler e, se l'URSS ha incarnato il peggior sistema dittatoriale della storia, la Russia è soltanto un regime in perenne transizione con costanti ricadute autoritarie. Ma è tuttavia evidente che Putin ha consacrato il suo terzo mandato all'espansionismo, a quell'idea di Greater Russia (dove greater sta per grande ma anche per potente e rispettata) che da tempo va sgranando sotto gli occhi distratti delle cancellerie d'Europa e d'America. Il pericolo della situazione attuale sta tutto in questa visione, frutto tutto sommato della decadenza politica di chi la promuove all'interno e all'esterno del paese, e forse proprio per questo ancora più preoccupante. Putin non è uno sciocco ma, mentre tutti pensavano che fosse uno statista dai modi un po' bruschi affezionato alla realpolitik, lui stava costruendo una profezia alla quale ha finito per credere. Bisogna capire fino a che punto ci credano i russi. Una considerazione finale. Il nazionalismo sembra definitivamente destinato ad affermarsi come l'ideologia dominante di questo inizio di secolo. Il vuoto lasciato dalla sconfitta dei totalitarismi è stato solo in parte riempito dall'affermazione delle libertà individuali e dello stato di diritto. A livello di coscienza collettiva non sono stati i principi liberali ad affermarsi ma un nuovo senso di appartenenza pubblica: dalla Catalogna, alla Scozia, alla Russia è tutto un fiorire di retorica revanchista, di piccole e grandi patrie, di terre intrise dal sangue dei nostri. Possiamo far finta di non accorgercene ma non per questo saremo esonerati dall'occuparcene.

8 mar 2014

Le notizie come avrebbero dovuto essere. Vladimir Danchev era un semplice speaker radiofonico che leggeva la propaganda del regime al Radio Moscow World Service, all'epoca dell'invasione dell'Afghanistan. Poi un giorno impazzì, finì in manicomio e dopo la cura lo mandarono alla sezione musicale.

7 mar 2014

Chi cerca trova. Ricordo un documentario in dieci puntate, curato da Arrigo Levi nel 1997, sulla storia russa e sovietica nel XX secolo: Gli archivi del Cremlino. Didattico, semplice, onesto, una straordinaria lezione di storia. Non riesco a trovare da nessuna parte il ciclo completo di trasmissioni. Qualcuno ne sa di più?

2 mar 2014

Se accade l'impensabile. Che la Russia sia sul punto di invadere massivamente e con ogni probabilità di annettersi il territorio di una nazione confinante è già di per se un fatto sufficientemente grave, a quasi venticinque anni dalla fine della guerra fredda. Che l'occidente, per bocca di Kerry, sia capace di minacciare solo sanzioni economiche rende il tutto realmente preoccupante, perfino prima che l'azione cominci sul serio. Il passaggio dalla retorica mafioso-nazional-imperialista ai fatti impone un serio ripensamento sull'opportunità di continuare a concedere a Putin tutto il terreno di manovra finora consentito nello spazio ex-sovietico. Continuo a considerare del tutto fuorvianti i paragoni con il passato quando si parla dell'attuale corso della politica del Cremlino: ciò non toglie che quanto sta accadendo, se non ricondotto in tempo nei binari di una almeno apparente normalità, rischia di diventare la più grave crisi che la mia generazione abbia visto prodursi sul suolo europeo dopo le guerre jugoslave, ma con implicazioni geopolitiche ben superiori. Io non ci scherzerei.

1 mar 2014

Dove seguire la crisi. Per la copertura degli eventi giorno per giorno New Eastern Europe è una buona fonte di informazioni, anche se non in tempo reale. Per la versione del Cremlino da non perdere la diretta di RT Russian Television.
Russian television channels, which are widely watched in Crimea, provided propaganda to give cover to what increasingly looks like a well-prepared military takeover. It is happening on the 60th anniversary of Nikita Khrushchev's transfer of Crimea from Russia to Ukraine, when both were part of the Soviet Union. Whether Russia's ultimate goal this time is to annex Crimea or simply to gain leverage over Ukraine's new government is unclear.
Verso l'invasione. Prima le truppe al confine, poi l'entrata di gruppi para-militari, la falsa richiesta di aiuto da parte del territorio da annettere, la presunta minaccia alla sicurezza dei cittadini russi, infine il voto unanime che autorizza l'uso della forza. Certe sceneggiature non cambiano mai.
Christopher Miller, an editor at the English-language Kyiv Post who also report for Mashable, noted that the language of the resolution authorized the use of force in any part of Ukraine, not just the Crimean peninsula where masked Russian troops had deployed on Friday after part of the region’s Russian majority took to the streets in opposition to the new authorities in Kiev.
Quello che segue è invece il titolo di Repubblica sulla situazione.
Ucraina, truppe in allerta. La Crimea chiede aiuto a Putin.
Quella che segue è la reazione dell'occidente all'entrata delle truppe russe in Crimea.
Il pelo, il vizio. In Birmania certe abitudini non cambiano mai: MSF fuori dal paese. Si attende reazione del Premio Nobel per la Pace a difesa della minoranza ghettizzata e dell'ONG umiliata.

23 feb 2014

Vedere alla voce Crimea.
Nuovo Nichilismo Organizzato. Cito volentieri (questa volta) Christian Rocca, che quando non fa l'ideologo della sinistra da bere, dimostra che sa ancora essere un osservatore brillante del teatrino politico italiano. Io sui grillini la penso esattamente come lui, non mi fanno né ridere, né piangere: mi fanno solo paura.

22 feb 2014

La lebbra dell'occidente. Applausi e sputi, la storia di Enzo Tortora scritta da Vittorio Pezzuto, è una lettura che da sola vale tutti i corsi di educazione civica di tutti i licei italiani. Raccontatela ai vostri figli.

Dalle motivazioni della sentenza di condanna in primo grado:
La foto in cui Tortora e Turatello furono ritratti insieme prova in maniera definitiva la efettiva conoscenza dei due. Il fatto che non sia stata trovata perché distrutta non esclude le prove più che convincenti della sua esistenza.
Consultami tutto. Sono proprio felice che Renzi ce l'abbia fatta. Non vedevo l'ora di vedere la generazione Sofri al governo. Uno dice, la salita al colle, l'incarico, le consultazioni. Ecco, le consultazioni. Fin da piccolo (e son passati anni) mi son chiesto senza mai trovare risposta: ma come si consulteranno esattamente? Adesso lo so. Ciao, ciao, tutto bene, siediti dai, la porta grazie, ti spiego cosa vogliamo fare. E dopo un inizio così pretendi pure che l'altro ti ascolti. Ti spiego cosa vogliamo fare, cambiare l'Europa e abolire le province ma solo un po'. Non sei credibile, me ne vado. Ma io venivo ai tuoi spettacoli. Ma va' un po' affanculo, va. Ecco.

15 feb 2014

Elezioni, che seccatura. Le arrampicature costituzionali di Rocca in soccorso dell'amico Renzi (soddesinistracosì) sono encomiabili, e il ricordarci che in Italia i governi non si eleggono vale almeno il fumo della sigaretta nel quarto d'ora accademico prima della lezione di diritto pubblico. Non c'è dubbio che il sindaco di Firenze possa tecnicamente diventare presidente del consiglio per designazione quirinalizia, proprio come i suoi due predecessori. Forse però quel che i giornali (anche anglosassoni) vogliono suggerire è che se per una volta perfino da noi un nuovo premier passasse dal voto prima che da Napolitano, ecco non sarebbe poi così scandaloso. Anche perché se invece di Monti/Letta/Renzi la successione fosse stata Berlusconi/Maroni/Alfano, vi lascio immaginare i costituzionalisti.

11 feb 2014

Prove di dialogo. Il 27 gennaio, giorno della memoria, l'Iran del nuovo presidente Rouhani ha impiccato il poeta Hashem Shaabani come nemico della religione.
Non Rassegna(rsi). L'ennesimo tentativo di raccontare l'Est agli italiani, messo in piedi dai soliti noti (pochi, bravi e generalmente ignorati). Speriamo non chiuda fra un anno, almeno questo.

2 feb 2014

The New Journalism. Quando ho letto che oggi è il giorno della marmotta ho subito pensato: vuoi mica che quelli del Post se lo siano fatti scappare? E infatti, come ogni anno la solerte redazione di sofrini è sul pezzo.

1 feb 2014

La vista corta. Io che - ventenne - mangiavo pane e Indipendente, mi ritrovo completamente in questo onesto mea culpa di Vittorio Feltri sul linciaggio nei confronti di Craxi all'epoca di Tangentopoli. Non perché ci si sbagliasse su di lui, sulle sue responsabilità, sulla natura corrotta del sistema. Ma perché ci si fidò senza pensare di chi affermava di avere come unico obiettivo il ristabilimento della legalità e non quello che si sarebbe presto rivelato un progetto politico selettivo e fondamentalmente antidemocratico.
Volevate pure il movente? Per capire che paese sia diventato l'Italia, per farsi un'idea dello sfacelo giuridico a cui si è giunti generazione di incompetenti dopo generazione di incompetenti, per rendersi conto della superficialità, dell'inutilità e della pericolosità del sistema, è sufficiente leggere questa incredibile intervista al presidente della corte d'assise che ha condannato in appello Amanda Knox e Raffaele Sollecito (grazie a Jimmomo).
Ci sono articoli stupidi e immorali. Poi c'è questo sul Choco Pie in Corea del Nord.

26 ene 2014

Non è una guerra civile. Comunque la si pensi sulla natura delle proteste e sulle intenzioni dei manifestanti in Ucraina, alcuni dati di fatto sono incontestabili:
A small area in front of Dynamo stadium has become a place for a military operation. Never before in Ukraine were there clashes with police on the streets; never before were protesters killed. During the week of confrontation, four protesters have been killed, two of them shot dead on Hrushevskoho Street. About 40 journalists and hundreds of protesters have been injured. Four protesters lost an eye, and one had to have his arm amputated. As witnesses say, the riot police were shooting at protesters, especially journalists and medics, aiming at the head. The unrest started on January 19th, and since then on Hrushevskoho Street tires have been burning, Molotov cocktails are thrown and riot police stand their ground.
Se quella di Yanukovych non poteva essere considerata tecnicamente una dittatura prima dei recenti avvenimenti, certamente il comportamento delle forze di sicurezza in questi giorni richiama alla memoria scene degne di un regime più che di una democrazia, per quanto incerta e traballante. Il momento cruciale di questa svolta autoritaria può essere probabilmente individuato nelle misure adottate dal parlamento ucraino il 16 gennaio:
On January 16th, the Ukrainian parliament adopted laws that significantly limited the human rights and freedoms of citizens. These laws were passed in an unconstitutional manner, without prior discussion by the parliament and by hand voting with full violation of voting procedures. According to these draconian laws, any person in Ukraine could be arrested for “participation in peaceful gatherings wearing a helmet or uniform clothing” or sentenced and sent to prison for 15 years because of “mass disruptions”. Any protester from EuroMaidan, activist or journalist potentially could be arrested and sentenced.  Such inhumane laws led to public outrage.
Il problema politico, comunque, non risiede solo nell'azione governativa ma coinvolge anche l'assenza di leaders riconosciuti nel campo dell'opposizione:
Vitali Klitschko, head of the opposition party UDAR took on the role of conditional leader in the early days of the confrontation. However, people today feel frustration at the square more and more. They are tired of listening to the three opposition leaders who are unable to coordinate their actions and words. Some people are outraged that the activists on Hrushevskoho Street were called provocateurs by the opposition.
Il rifiuto del rimpasto dell'esecutivo offerto da Yanukovych indica che per i manifestanti la soluzione della crisi si deve trovare al di fuori degli attuali assetti istituzionali, il che significa soprattutto ritorno alla costituzione del 2004, cambio di governo e abolizione delle leggi speciali. Anche in periferia la situazione è piuttosto agitata e la classica e comoda divisione fra regioni pro-russe e anti-russe rischia di saltare:
In fact, the only place without active protests or mass attacks are Crimea, Kherson, Donetsk and Luhansk. The government finally realised that their grip has begun to weaken.
Bale è un fantasista. E la sinistra è liberale.
Il vizietto. E mentre la sinistra europea continua a celebrare le "aperture" di Raúl, a Cuba si arrestano più dissidenti che mai.
Rifare la Russia. Per le olimpiadi invernali Putin ha fatto le cose in grande. Un po' troppo, forse.

5 ene 2014

Guardare e non vedere. E' curioso come l'Economist, nel suo articolo sui partiti nazionalisti in Europa, tralasci l'unica vera minaccia all'unità europea attualmente in atto: quella del populismo indipendentista catalano, rappresentato da un centro falsamente moderato (CiU) e da una sinistra chiaramente estremista (Esquerra Republicana). Certo, è più facile parlare di Le Pen o del BNP, e far finta di scandalizzarsi. A Novembre in Catalogna si vota sulla libertà di una nazione immaginaria di elevare un muro reale tra sé e il resto del mondo. E nessuno dice niente. Ieri 70 ex detenuti di ETA, recentemente rimessi in libertà da una corte di giustizia europea, si sono riuniti in un mattatoio dei Paesi Baschi per lanciare l'ennesimo proclama rivendicativo al paese. E nessun aereo è precipitato là sopra per sbaglio.