27 may 2008

Aung San Suu Kyi. Il sussurro proibito.



Il patto era che quel nome non si sarebbe dovuto pronunciare. Né nelle segrete stanze del palazzo di Naypyidaw al cospetto di sua eccellenza il Generalissimo Than Shwe, né nella sala conferenze dell'hotel di Rangoon in cui i generali hanno rinchiuso i rappresentanti di una cinquantina di paesi per estorcere il denaro della "ricostruzione". Inutile precisare che Ban Ki-moon e i suoi hanno eseguito alla lettera le disposizioni ed il divieto è stato solennemente rispettato. Perfino in conferenza-stampa il numero uno dell'ONU, interpellato su quel nome, ha risposto senza proferirlo. Mai, nemmeno una volta, neppure per sbaglio. "Si è parlato di vittime, non di politica", ha sentenziato come se fossero due storie diverse.
Il nome probito si declina come un sussurro: Aung San Suu Kyi. Per lei oggi si compivano cinque anni di arresti domiciliari ininterrotti (dei quasi tredici che ha passato rinchiusa) e "secondo la legge birmana" avrebbe dovuto essere rilasciata. Curiosa espressione e ingenua speranza in un paese dove il diritto è morto di pena e la sorte individuale dipende dalla parola o dal silenzio di un'alta uniforme. Un ufficiale si è disturbato ad andarla a trovare nella sua casa-prigione per comunicarle che l'arresto continuerà, sei mesi o un anno, ancora non è chiaro ma non importa perché il rituale è vuoto e conta solo l'arbitrio.
Un bagno di realtà per gli illusi, per chi continua a credere che la benevolenza dei tiranni si possa comprare, per quelli che non si stancano mai di omaggiare il carceriere pretendendo di fare il bene del prigioniero. Vanno a salvare la Birmania e non sono neanche capaci di pronunciarne il nome.

24 may 2008

Il sacco della Birmania.



Cittadini birmani messi in fila dal regime per la visita di Ban Ki-moon a Kyondah, il villaggio Potemkin dell'Irrawaddy.

Domani 45 paesi si preparano a consegnare nelle mani di Than Shwe qualche miliardo di dollari (i generali ne chiedono modestamente undici) a fondo perduto. La fretta da parte delle autorità nel dichiarare chiusa la fase dei soccorsi (mai iniziata veramente) e aperta quella della ricostruzione si spiega facilmente pensando alle cifre che circolano. La Birmania è il secondo paese più corrotto del mondo, dopo la Somalia. Tutto il potere economico, come quello politico, è detenuto dai generali, dalle loro famiglie e dalla ristretta cerchia di sodali che monopolizzano le attività finanziarie. Non è difficile immaginare quali forzieri andranno ad ingrossare i finanziamenti che verranno stanziati. Il sacco della Birmania può continuare nel silenzio assenso della comunità delle nazioni:
Of the billion, Than Shwe has spent only about $5 million on assistance, so instead of shoveling more money into his pockets, donors ought to demand to know where his money is. Than Shwe has made Burma the second most corrupt country globally, and I hope the world has learned by now that dumping money into a corrupt system makes the problem worse, not better.
Tre settimane e un giorno. La gente muore di fame, le navi di noia:
The U.S., along with the British and French, have assembled a huge response force off Myanmar.
The U.S. force is led by the USS Essex, an aircraft-carrier-like flattop ship that carries more than a dozen helicopters, amphibious landing craft and about 1,000 U.S. Marines. The Essex, joined by three other ships, has been waiting almost within sight of the coast.
The French amphibious assault vessel Mistral and the British frigate HMS Westminister were also in the area, ready to respond.
I monaci non hanno bisogno di permessi.

18 may 2008

Birmania. Storie.


Storia di Than Lwin che un'onda portò lontano lontano.
Storia di Mya Win che fa il riso più buono della città.
Storia di Phwar Sein che adesso ha paura delle nuvole.
Storia del villaggio di Peinneakone dove la notte gridano i fantasmi.
Storia di Zaw Tika che raccoglie i soldi per chi è rimasto.
Storia di un maestro di scuola che ha salvato un mappamondo e la foto di Than Shwe.

14 may 2008

Mentre fuori si muore. La situazione secondo The New Light of Myanmar, l'organo di stampa ufficiale della dittatura.