Se accade l'impensabile. Che la Russia sia sul punto di invadere massivamente e con ogni probabilità di annettersi il territorio di una nazione confinante è già di per se un fatto sufficientemente grave, a quasi venticinque anni dalla fine della guerra fredda. Che l'occidente, per bocca di Kerry, sia capace di minacciare solo sanzioni economiche rende il tutto realmente preoccupante, perfino prima che l'azione cominci sul serio. Il passaggio dalla retorica mafioso-nazional-imperialista ai fatti impone un serio ripensamento sull'opportunità di continuare a concedere a Putin tutto il terreno di manovra finora consentito nello spazio ex-sovietico. Continuo a considerare del tutto fuorvianti i paragoni con il passato quando si parla dell'attuale corso della politica del Cremlino: ciò non toglie che quanto sta accadendo, se non ricondotto in tempo nei binari di una almeno apparente normalità, rischia di diventare la più grave crisi che la mia generazione abbia visto prodursi sul suolo europeo dopo le guerre jugoslave, ma con implicazioni geopolitiche ben superiori. Io non ci scherzerei.
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