29 oct 2013

Stronzi ma civili (o viceversa). Ecco, io quando leggo un brano così, dove un comunista (lo dice lui, mica io) dice che loro (i comunisti) al funerale di Berlinguer erano "l'Italia civile e moderna" e lo erano "senza alcun dubbio", non so, penso che dovranno passare tre o quattro generazioni, mica i famosi vent'anni. Poi mi ricordo che Umberto Saba aveva scritto una poesia e c'erano dei versi che dicevano così: "(...) il desiderio (...) d'essere come tutti gli uomini di tutti i giorni", proprio come il titolo di questo libro sull'Italia civile e moderna, diciamo. E allora mi viene in mente che la poesia è proprio una bella cosa e quelli che non citano proprio dei begli stronzi.

26 oct 2013

Campo 14. C'è chi non ha mai conosciuto la vita fuori dal Gulag, sessant'anni dopo Stalin. La storia di Shin Dong-hyuk in un libro. Qui le risposte alle domande del pubblico dei social media.
La matita blu di Stalin. L'essenza del totalitarismo? Un illimitato, continuo e maniacale esercizio di correzione:
Stalin's blue pencil was an instrument he used to transform himself into an idea and, ultimately, an ideology. Of Marx had come Marxism, out of Lenin Leninism; such was the mise-en-scène within which Stalin—through his tireless revisions—was becoming Stalinism. Writing about Soviet memoirs of the Stalinist period and after, Irina Paperno, a Slavicist at the University of California at Berkeley, notes that the editor "is not a real person or persons, but a function, or persona." In his biography of Stalin from 1936, Henri Barbusse wrote: "Stalin is the Lenin of today." He meant that Stalin had effectively become a persona, an idea that transcended the person. It was a compliment. And others felt its force. Before meeting him in 1943, Ðilas imagined the Soviet leader as a "pure idea, ... something infallible and sinless."
Autocritica. Certe tradizioni non cambiano mai:
Mr. Chen’s confession casts him instead as a hired gun who was motivated by greed to pass along stories handed to him by a third party. “I didn’t write any of these stories,” he said during the nine-minute broadcast Saturday morning on China Central Television, which showed him handcuffed and wearing a green detention center vest. “The original drafts they all gave to me.”

24 oct 2013

Musulmani di tutto il mondo. Il cammino del bolscevismo in Asia Centrale attraverso i manifesti della propaganda sovietica.

23 oct 2013

Meno male che c'è Barack. Non riesco proprio a non pensare a cosa sarebbe oggi questa storia delle conversazioni intercettate dalla NSA se alla Casa Bianca non ci fosse il più grande presidente nero della storia americana ma il suo predecessore. Pensate ai titoli: "Merkel umilia Bush", "La rete di sorveglianza mondiale del texano", "Cosa resta degli Stati Uniti dopo questa amministrazione?", "Tutti spiati dal guerrafondaio di Washington". E invece.
Postgiudizi negativi. Non avrebbe tutti i torti Filippo Sensi (alias Nomfup) nell'osservare che la foto di Maria accanto alla coppia Rom sa un po' di sbatti il mostro in prima pagina. Dal punto di vista della comunicazione l'impatto è notevole e scatena una serie di speculazioni di cui sicuramente non si sente il bisogno: la realtà si imporrà e alla fine è l'unica cosa che conta. Purtroppo però la credibilità del suo articolo viene meno fin dall'inizio, nel momento in cui si sente in dovere di rendere noto il suo pregiudizio positivo nei confronti dei Rom. Nel repertorio argomentativo della sinistra politicamente corretta non basta affermare l'assenza di pregiudizi o semplicemente non dir nulla, come sarebbe normale in un pezzo giornalistico: bisogna far sapere che si nutre un pregiudizio positivo verso coloro che si considerano discriminati. Come le azioni positive e il penso positivo perché son vivo (e di sani principi). Io non so se i Rom rapiscono per sistema i bambini altrui, può darsi che sia successo qualche volta, ci saranno zingari e zingari, così come direttori di quotidiani e direttori di quotidiani. Quel che so, comunque, è che in genere non trattano troppo bene i propri, almeno non lo dimostrano. Non riesco ad albergare troppi pregiudizi positivi quando vedo neonati abbruttiti dalla strada accompagnare i genitori nelle loro questue quotidiane, né quando osservo che chi dovrebbe aver cura di loro li utilizza come strumenti di lavoro, non sempre con le migliori intenzioni (gli eufemismi sono contagiosi). Forse quella foto non confermerà i sospetti e le illazioni ma la realtà bisognerebbe provare a raccontarla tutta, soprattutto se si è giornalisti. Alla fine la coscienza ne risulterà sollevata e perfino il gentile pubblico ringrazierà.

22 oct 2013

Paradossi. Aung San Suu Kyi ha potuto ritirare il premio Sacharov dopo ventitre anni. Assegnatole quando era un'icona imprigionata dal regime, lo riceve nel momento in cui sembra piuttosto un'ambasciatrice di quelli che fino a ieri erano i suoi carcerieri. Impossibile scendere a patti con la politica senza perdere la santità che solo la lotta solitaria e il sacrificio quotidiano possono conferirti, questo è chiaro. Ma, ugualmente, osservare oggi Aung San Suu Kyi seduta nel parlamento di Naypyidaw trasmette una sensazione di disagio, almeno al sottoscritto. Troppo flebile la sua voce di condanna nei confronti di una dittatura che ha soggiogato non solo le sue velleità ma quelle di un intero popolo per decenni e che non ha ancora compiuto nessun passo indietro sostanziale. Troppo ambigue le sue prese di posizione contro la repressione che continua nei confronti dei gruppi etnici delle regioni periferiche e delle minoranze musulmane. Troppo semplice questa transizione dall'autoritarismo militare all'amministrazione civile, benedetta da chi fino ieri era l'antitesi del potere e oggi, a ben guardare, ne è parte integrante. In realtà Aung San Suu Kyi non ha mai smesso di essere un ostaggio, nemmeno oggi che ritira il suo meritato riconoscimento.

21 oct 2013

Una cosa nuova (anzi due). Per andare verso luoghi non comuni il nuovo settimanale Strade ha fatto scrivere di economia Mario Seminerio, che ha detto che la ripresa è un miraggio.

20 oct 2013

I conti tornano. Non c'era bisogno della classica scivolata sulle camere a gas per smascherare la vera natura di personaggi come Odifreddi. Sono anni che abbiamo a che fare con questi signori che, dietro una patina oleosa di scetticismo illuminista, nascondono la più classica delle malattie dell'ideologia. Puoi far finta di essere un intellettuale finché ti invitano ai talk-show della sera, poi un giorno qualunque di un anno qualunque ti mostri per quello che sei: una sgradevole caricatura della verità e del buon senso.
Appoggio critico. All'Unione Europea chiamano così gli aiuti allo sviluppo che finiscono dritti e filati nelle casse del regime bielorusso. Lukashenko ringrazia. I dissidenti osservano attoniti.

18 oct 2013

Il gran rifiuto. Perfino dal loro punto di vista disturbato sul mondo i sauditi dimostrano un grado di dignità superiore a quello delle Nazioni Unite.
L'oftalmologo. Dal balletto di minacce senza conseguenze e ritirate diplomatiche delle ipopotenze occidentali, Assad è uscito rafforzato e sicuro di sé. Si permette di scherzare sul Nobel e sa che la Siria sarà sua ancora per molto tempo, grazie ai centoquindicimila morti e all'uso delle armi chimiche sulla popolazione. La morale di questa incredibile e triste storia è che la strage di massa paga, dieci anni dopo la fine di Saddam Hussein. Ma Bush era un criminale di guerra, Obama il genio della pace. Nulla di nuovo, in fondo.
Norman. L'espressione sinistra liberale è una contraddizione in termini nella storia europea, un esercizio intellettualoide proprio di chi si vergogna delle proprie idee e cerca in un ossimoro il cammino più facile verso l'approvazione sociale, un trucco insomma. Questa regola presenta contate eccezioni, come alle volte accade. Norman Geras era una di queste. Se n'è andato questa mattina. Il suo blog era un distillato quotidiano di equilibrio, cultura, analisi, prospettiva storica e buon senso. Professore Emerito all'università di Manchester, aveva avuto l'amabilità di dedicarmi uno dei suoi celebri Profiles di bloggers di riferimento, mentre i tronfi scribacchini di casa nostra non si degnano nemmeno di rispondere a un'email. Era un gigante in un mondo di nani. Mi mancherà moltissimo.

12 oct 2013

I colori della Guerra Civile. Un lavoro bellissimo. Guardate la foto di Lewis Powell, complice dell'assassino di Lincoln. Sembra scattata in questi giorni.
Giap e Priebke son morti centenari. Criminali di guerra entrambi, criminale anche di pace il primo (seconda personalità del regime in ordine di importanza). Il nazista ricordato solo come un carnefice (giusto così), il comunista celebrato come uno stratega militare senza pari (dimenticando tutto il resto). I morti che il Napoleone rosso ha sulla coscienza non si possono nemmeno contare, quelli del comandante delle SS sono ovviamente meno (le responsabilità erano diverse) ma ciononostante arcinoti e arcicondannati. Il mondo va così.
Spiace dirlo. Comunque, se non le sparavano, di Malala nessuno avrebbe saputo niente. Il mondo va così.
La sindrome Obama. Si abbatte anche su Papa Francesco. Quando parla come piace al progressismo internazionale scattano i titoloni. Quando fa il suo mestiere di predicatore del Vangelo scende il silenzio. Manco mandasse i droni.