Memento prohibere semper. Dell’erosione
degli spazi del dibattito pubblico e del disconoscimento dei diritti
delle minoranze ad opera del politicamente corretto: stavolta è toccato alle corride. La prossima?
28 jul 2010
Radical-fascio. Quello di prima è un pezzo che trovate sul Foglio ma non leggerete mai sul Post. A voi le riflessioni del caso.
Update. Sul Post, puntualissimo, l’editoriale anti-Langone di Flavia Perina. Da ridere.
Update. Sul Post, puntualissimo, l’editoriale anti-Langone di Flavia Perina. Da ridere.
Fascio. Camillo Langone ci ricorda quale sia l’ambiente intellettuale della destra post-fascista italiana tra XX e XXI secolo.
27 jul 2010
Juden. Giulio Meotti ci ricorda quale sia l’ambiente intellettuale in Europa all’inizio del XXI secolo.
23 jul 2010
22 jul 2010
21 jul 2010
I dissociati. Era solo in questione il quando, ma non il che né il come. E’ già arrivata l’immancabile lettera della docente scandalizzata
dalla cerimonia di laurea della figlia del premier. E’ sciocca e
banale, come solo un documento scritto da un accademico irregimentato
può essere. L’intelligentsia agisce
ormai in base ad un prevedibile meccanismo di azione-reazione, un
riflesso condizionato che fa sbavare i soloni appena sentono quel nome.
Fate ridere assai.
15 jul 2010
Il pregiudizio anti-religioso/3.
Nel tentativo di eliminare l’elemento religioso dalla categoria dei
fenomeni sociali, i laicisti finiscono per cadere nell’eccesso opposto,
quello di sopravvalutare l’influenza che la religione esercita sugli
individui, sulle comunità e sulle istituzioni. Questa tendenza va oltre
la condanna della religione cattolica (che, come si è visto, dipende
nella maggior parte dei casi da riflessi condizionati anti-capitalisti e
anti-occidentali) e si estende ad altre religioni storiche,
principalmente all’ebraismo e all’Islam. La stessa lettura delle vicende
geopolitiche internazionali ne esce falsata. E’ frequente ad esempio,
nell’interpretazione degli avvenimenti in medioriente, cadere nella
semplificazione secondo cui il decennale scontro tra Israele e i suoi
vicini rientrerebbe nella casistica della lotta fra integralismi
religiosi uguali e contrari. Di nuovo, la religione come causa di tutti i
mali. Questa visione ha il grande merito, agli occhi dei suoi fautori,
di risparmiare l’analisi delle dinamiche politiche e sociali interne ai
paesi coinvolti e di evitare paragoni che potrebbero risultare non in
linea con i dogmi del politicamente corretto. Se faccio notare che
Israele è una democrazia nella quale vivono centinaia di migliaia di
cittadini di origine araba mentre i suoi vicini sono generalmente
dittature nel cui territorio non posso nemmeno mettere piede se sul mio
passaporto c’è un timbro israeliano, normalmente verrò accusato di
imperialismo e sionismo. Ma se accomuno in un’unica censura il fanatismo
religioso dei rabbini con le invocazioni filo-terroriste degli imam,
allora ho qualche possibilità di essere ascoltato e preso sul serio.
Prendiamo poi il caso della (defunta) strategia americana di diffusione
della democrazia in medioriente. Ci sono diversi modi di rifiutarne
metodi e finalità: dire che è tutta una montatura per coprire interessi
geo-strategici ed economici, tacciarla di imperialismo e di militarismo,
presentarla come una nuova crociata e così via. Ma esiste anche forma
più subdola di denigrazione, quella che fa leva sull’irriformabilità
dell’Islam, sull’impossibilità per le società musulmane di raggiungere
livelli di sviluppo politico e sociale paragonabili a quelli
occidentali. E’ inutile tentare di democratizzare paesi condannati per
l’eternità al medioevo islamico. Ancora una volta, non sarebbe la
struttura autocratica e illiberale delle società coinvolte a impedirne
l’affrancamento, ma il peso della religione sulla vita dei cittadini.
Non varrebbe la pena, in sostanza, cercare di aprire al mondo popoli
soggetti alla dittatura e alla repressione, in quanto l’elemento
religioso finirebbe sempre per prevalere, impedendo qualsiasi
evoluzione. Pensiero consolante e vagamente razzista. Pensiero che
assegna alla religione un ruolo totalizzante e ai principi della
democrazia liberale una funzione del tutto marginale. Pensiero proprio
di chi non crede che l’individuo possa trasformarsi nel motore del
cambiamento. Se l’Islam è il problema maggiore, la tirannia, le camere
di tortura, l’assenza delle libertà fondamentali diventano
automaticamente questioni secondarie. Non ha senso scomodarsi per aprire
società chiuse se alla fine la chiusura dipende dalla religione e non
dalle ideologie totalitarie che ne determinano la radicalizzazione. In
questa inversione delle responsabilità sta l’ennesima manipolazione su
cui il pregiudizio anti-religioso fonda la sua presunta legittimità.
Come ogni forma di discriminazione ha bisogno di presentare l’oggetto
della sua disapprovazione in forma caricaturale, per guadagnare appoggio
e visibilità. Ma, al contrario di altre forme di discriminazione, gode
di un consenso sociale generalizzato e aumenta progressivamente i suoi
adepti. Insieme al politicamente corretto, di cui è manifestazione
preminente, sarà probabilmente ricordato tra qualche decennio come un
esempio paradigmatico dell’impazzimento ideologico che ha caratterizzato
la società occidentale tra la fine del XX e l’inizio del XXI secolo (fine).
12 jul 2010
9 jul 2010
8 jul 2010
L’elemosina dei dittatori. Il mood a Cuba è che una cinquantina di prigioneri politici verranno scarcerati.
Ma si tratta di espulsioni, non di liberazioni. Ne rimangono in cella
oltre un centinaio, più quelli che non si conoscono. Ma un intero paese è
in gabbia (turisti a parte).
7 jul 2010
La nuova politica, quella che dovrebbe abbattere Berlusconi. Daniele Capezzone sulle strategie dei finiani:
Ma finalmente, ieri mattina, un’intervista dell’onorevole Bocchino ci ha illuminato: «Se Berlusconi rompesse con Fini, basterebbe una forza dell’1,5% non alleata del Pdl per fargli perdere il premio di maggioranza al Senato».
Il giochino è sempre lo stesso: nei giorni pari, c’è il suggeritore che rispolvera il ferro vecchio del «governo tecnico»; nei giorni dispari, c’è lo stratega che discetta su come costruire mini-operazioni elettorali di disturbo, per erodere qualche decimale. Piccolo cabotaggio e ambizioni ridotte, ed è un peccato. Sarebbe più serio se qualcuno, dentro o fuori l'attuale perimetro della politica, avesse l’onestà intellettuale di fare il seguente discorsetto: «Voglio battere Silvio Berlusconi. Mi candido a viso aperto contro di lui, vi presento un programma alternativo al suo, e vi chiedo di darmi anche un solo voto in più». Ma queste parole semplici e coraggiose non le abbiamo sentite, e c’è da scommettere che non le sentiremo: è come se gli avversari del Premier sapessero di non poter vincere sul campo, e cercassero sempre una scorciatoia o una gherminella extraelettorale.
Il modello editoriale del futuro/37. Devono averci pensato parecchio a come aprire stamattina. C'era l'Olanda in finale, c'era il dossier dell'orrore dell'arcivescovado belga (che tira sempre). Poi, però, quelli del Post hanno deciso per una copertina originale. Un bell'articolo fresco fresco di copiatura dal Secolo d'Italia sulla posizione che i finiani pensano che Fini dovrebbe tenere su Rutelli che vuole Fini in un terzo polo composto da Fini, Casini e sofrini. Insomma, un bel leggere.
6 jul 2010
Il modello editoriale del futuro/36. Ecco, stavolta a rimorchio di Repubblica, Il Post pubblica la lista nera dei finiani che sarebbero disposti a rimanere con Berlusconi. 'Sti infami.
Il pregiudizio anti-religioso/2. Conseguenza immediata del pregiudizio anti-religioso - le cui caratteristiche ho provato a descrivere in un precedente post - e soprattutto della sua accettazione sociale è una sfacciata manipolazione della realtà. Prendiamo il caso dei preti pedofili, fenomeno di stretta attualità di cui sarebbe assurdo negare la gravità. C'è chi si è addirittura disturbato ad elaborare mappe geografiche evidenziando l'incidenza degli abusi a seconda della zona in cui sono stati commessi. Numeri, grafici, disegni, volti a dimostrare che il male ha molte diramazioni ma un'unica origine. Il meccanismo mentale secondo cui i crimini commessi da alcuni prelati si estenderebbero automaticamente alla Chiesa come istituzione universale ha la stessa consistenza di quello che porta ad accusare di molestie sessuali ai danni di minori tutti gli scrittori omosessuali per il fatto che una volta uno di loro (Aldo Busi) ebbe a dichiarare che non vedeva nulla di scandaloso nel fatto che "un ragazzino" compiesse atti sessuali con un adulto. Ma sono sicuro che i nostri amici progre si guarderebbero bene dal fare estensiva a tutta la categoria l'apologia della pedofilia del partecipante all'Isola dei Famosi. Le strade della diffusione di un pregiudizio sono infinite e conducono spesso alla madre di tutte le generalizzazioni, quella secondo cui la religione sarebbe la causa di ogni male, una sorta di vaso di Pandora da cui scaturirebbero solo conflitti e disastri per l'umanità (anche nella variante secondo cui se non ci fossero le religioni gli uomini vivrebbero in pace e concordia permanente). A parte che i portatori sani di pregiudizio anti-religioso sarebbero certamente disposti a riconoscere attenuanti perfino a Stalin e a Hitler ma difficilmente a un vescovo o a un Papa, questa affermazione è semplicemente smentita dalla storia: sono stati soprattutto i regimi atei ad aver prodotto miseria, oppressione e devastazione in quantità industriale nel corso del XX secolo. Certo, si potrebbe opporre, in realtà anche in quei regimi si adorava un dio, in quel caso il partito-stato o il leader supremo. Allora bisogna mettersi d'accordo: non era l'ateismo la sublimazione del pensiero laicista e razionalista? Vuoi vedere che l'ateismo altro non è che una forma di fanatismo religioso dedito alla negazione dell'esistenza di Dio o alla sua sostituzione con idoli di diversa natura? Pensandoci bene non è difficile individuare nell'ateismo militante un fenomeno uguale e contrario a quello del fanatismo religioso: dove gli uni vedono Dio in ogni cosa, gli altri vedono assenza di Dio ovunque.
Il pregiudizio anti-religioso presenta poi un'altra peculiarità, ovvero la tendenza ad identificare il diverso da sé, l'altro solamente nella sua dimensione religiosa. Il fatto di credere in Dio, di vivere un sentimento religioso o anche semplicemente di parlare di religione diventa uno stigma da cui è praticamente impossibile affrancarsi. Se ho fede, tutto quel che dico sulla religione, sulla scienza, sulla società verrà letto attraverso le lenti del mio credo. La mia religiosità non sarà solo parte del mio essere, come il fatto che mi piaccia viaggiare o che tifi per la Juventus, ma immediatamente diventerà fattore costitutivo della mia persona e determinerà la mia identità sociale. Quello è un prete, quello è un bigotto, quello è un molestatore di bambini. E' un atteggiamento molto vicino al razzismo.
C'è infine una variante nella lettura del pregiudizio anti-religioso come frontiera estrema del politicamente corretto. La sinistra si trova spesso davanti a un dilemma: partendo dal presupposto che la religione è un problema, che fare con la religiosità degli oppressi (o presunti tali)? E qui entra in gioco un criterio di correzione politica applicato al politicamente corretto, che non è un gioco di parole ma solo una dimostrazione di quanto sia pericolosamente ridicolo questo modo di pensare: mentre il cattolicesimo è doppiamente condannabile perché associabile alle società opulente e sviluppate, l'induismo, il buddismo, e perfino l'islamismo vengono trattate dalle autoproclamatesi élites intellettuali con maggiore indulgenza, in quanto espressione di un terzomondismo spesso anti-occidentale. Fino all'estremo di giustificare il fanatismo religioso nella sua versione politica e anti-imperialista nello stesso momento in cui si grida allo scandalo per l'omelia domenicale del prete di paese. Analizzate queste derivate, tornerò sulla questione principale nel prossimo e conclusivo post (continua).
Il pregiudizio anti-religioso presenta poi un'altra peculiarità, ovvero la tendenza ad identificare il diverso da sé, l'altro solamente nella sua dimensione religiosa. Il fatto di credere in Dio, di vivere un sentimento religioso o anche semplicemente di parlare di religione diventa uno stigma da cui è praticamente impossibile affrancarsi. Se ho fede, tutto quel che dico sulla religione, sulla scienza, sulla società verrà letto attraverso le lenti del mio credo. La mia religiosità non sarà solo parte del mio essere, come il fatto che mi piaccia viaggiare o che tifi per la Juventus, ma immediatamente diventerà fattore costitutivo della mia persona e determinerà la mia identità sociale. Quello è un prete, quello è un bigotto, quello è un molestatore di bambini. E' un atteggiamento molto vicino al razzismo.
C'è infine una variante nella lettura del pregiudizio anti-religioso come frontiera estrema del politicamente corretto. La sinistra si trova spesso davanti a un dilemma: partendo dal presupposto che la religione è un problema, che fare con la religiosità degli oppressi (o presunti tali)? E qui entra in gioco un criterio di correzione politica applicato al politicamente corretto, che non è un gioco di parole ma solo una dimostrazione di quanto sia pericolosamente ridicolo questo modo di pensare: mentre il cattolicesimo è doppiamente condannabile perché associabile alle società opulente e sviluppate, l'induismo, il buddismo, e perfino l'islamismo vengono trattate dalle autoproclamatesi élites intellettuali con maggiore indulgenza, in quanto espressione di un terzomondismo spesso anti-occidentale. Fino all'estremo di giustificare il fanatismo religioso nella sua versione politica e anti-imperialista nello stesso momento in cui si grida allo scandalo per l'omelia domenicale del prete di paese. Analizzate queste derivate, tornerò sulla questione principale nel prossimo e conclusivo post (continua).
Il modello editoriale del futuro/35. Strano, oggi Il Post pubblica la versione dei finiani sullo scontro con Berlusconi. L'articolo è riportato pari pari dal Secolo, la testata con cui i sofrini sono gemellati. Come di costume non manca la consueta leccatina nei confronti del vero leader della sinistra italiana e dei suoi fedelissimi:
È una ricostruzione interessante per capire come i finiani mettano le questioni di politica al centro dei dissidi piuttosto che le ipotesi e le voci complottarde.Pensa un po'.
5 jul 2010
Il pregiudizio anti-religioso. Se
formalmente viviamo in una società che dichiara di lottare contro ogni
pregiudizio e discriminazione e che sul principio di eguaglianza fonda
gran parte della sua stessa legittimità, è evidente come nella realtà
diverse forme di pregiudizio o discriminazione vengano accettate e
promosse. Pensiamo alla differenza di età pensionabile tra uomini e
donne, per fare solo un esempio banale, che non si fonda su nessuna
considerazione razionale ma su un semplice pregiudizio positivo. E infatti basta parlare di discriminazioni positive perché
tutto vada a posto, dal momento che la neolingua del politicamente
corretto calma le nostre coscienze e ci fa sentire bene. I casi sono
molteplici, guardatevi attorno. Arrivo al punto. Io sono credente ma non
religioso nel senso classico del termine. Vivo in un paese e
soprattutto in una regione - Spagna, Catalogna - in cui la dittatura del
politicamente corretto raggiunge vette spesso grottesche, a causa del
dominio ideologico della sinistra. E credo non sia una casualità che, in
questo tipo di società, il pregiudizio anti-religioso sia il sentimento
dominante soprattutto tra la popolazione giovane, cresciuta a pane e progresismo.
Questo pregiudizio rivela tutta la sua (in)consistenza soprattutto nei
confronti della religione cattolica, sotto il fuoco incrociato del
governo socialista e dei gruppi di pressione alla moda, collettivi gay,
gioventù izquierdistas e independentistas, cantautori e artisti del buen rollito.
Ma se passiamo la frontiera il paesaggio è abbastanza simile. Penso di
poter affermare che, nell’occidente del XXI secolo, il pregiudizio
anti-religioso sia la forma di discriminazione più radicata e
incoraggiata. Tu sei religioso, devi essere un primitivo. Tu credi in
Dio, non puoi interpretare le dinamiche sociali con la mente aperta. Tu
hai fatto le scuole cattoliche, sarai un mezzo facha.
Tu vai a messa la domenica, la tua lettura degli avvenimenti sarà
certamente distorta. Non solo chi manifesta sentimenti religiosi viene
considerato una specie di insetto raro ma si cerca di prevenire la contaminazione del
pensiero laico con vere e proprie campagne anti-religiose, mentre chi
alimenta e nutre questo pregiudizio rappresenta la modernità, la
razionalità, e sfoggia il suo senso di appartenenza all’élite
intellettuale della società. Tutto questo, oggi, sembra del tutto
naturale, in quanto la retorica dell’eguaglianza e della
non-discriminazione (perversione delle buone intenzioni originarie) ha
creato un clima di linciaggio morale (e, spesso, non solo) nei confronti
di chiunque si discosti dalla linea di pensiero ufficiale. L’ultima
ideologia occidentale, il politicamente corretto, chiude il dibattito su
dogmi considerati a priori intoccabili, siano
essi il cambio climatico, o la prevalenza del pensiero laico e
scientifico su quello religioso. Censura le idee contrarie alla realtà
desiderata (non a quella oggettiva, che non esiste più) e applica una
delle più subdole forme di discriminazione che si possano osservare:
quella in nome del progresso e dei deboli (o presunti tali) contro le
forze che si oppongono alla inesorabile marcia del bene. Tra queste la
religione, non solo nelle sue forme di assimilazione con il potere, ma
anche come concetto a se stante, come manifestazione pubblica (e perfino
privata) di un sentimento collettivo (e individuale). La superiorità
del non-religioso sul religioso è ormai un fatto compiuto e
indiscutibile. L’ultima ideologia occidentale, frutto del delirio di
onnipotenza del progressismo illuminato, elimina Dio dalla storia e
dalla vita degli individui. Il pregiudizio anti-religioso è la frontiera
più estrema del politicamente corretto che, per trionfare, ha bisogno
di abbattere qualsiasi ostacolo (continua).
4 jul 2010
3 jul 2010
1 jul 2010
Un altro trionfo dell'ex idolo dei progressisti nostrani.
P.S. Comunque ha fatto sposare i gay.
Spain's EU presidency will be remembered for its "messy" foreign policy and the invisibility of Spanish Prime Minister Jose Luis Zapatero.Pregasi leggere attentamente la lunga serie di spropositi della presidenza Zapatero in Europa.
P.S. Comunque ha fatto sposare i gay.
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