6 jul 2010

Il pregiudizio anti-religioso/2. Conseguenza immediata del pregiudizio anti-religioso - le cui caratteristiche ho provato a descrivere in un precedente post - e soprattutto della sua accettazione sociale è una sfacciata manipolazione della realtà. Prendiamo il caso dei preti pedofili, fenomeno di stretta attualità di cui sarebbe assurdo negare la gravità. C'è chi si è addirittura disturbato ad elaborare mappe geografiche evidenziando l'incidenza degli abusi a seconda della zona in cui sono stati commessi. Numeri, grafici, disegni, volti a dimostrare che il male ha molte diramazioni ma un'unica origine. Il meccanismo mentale secondo cui i crimini commessi da alcuni prelati si estenderebbero automaticamente alla Chiesa come istituzione universale ha la stessa consistenza di quello che porta ad accusare di molestie sessuali ai danni di minori tutti gli scrittori omosessuali per il fatto che una volta uno di loro (Aldo Busi) ebbe a dichiarare che non vedeva nulla di scandaloso nel fatto che "un ragazzino" compiesse atti sessuali con un adulto. Ma sono sicuro che i nostri amici progre si guarderebbero bene dal fare estensiva a tutta la categoria l'apologia della pedofilia del partecipante all'Isola dei Famosi. Le strade della diffusione di un pregiudizio sono infinite e conducono spesso alla madre di tutte le generalizzazioni, quella secondo cui la religione sarebbe la causa di ogni male, una sorta di vaso di Pandora da cui scaturirebbero solo conflitti e disastri per l'umanità (anche nella variante secondo cui se non ci fossero le religioni gli uomini vivrebbero in pace e concordia permanente). A parte che i portatori sani di pregiudizio anti-religioso sarebbero certamente disposti a riconoscere attenuanti perfino a Stalin e a Hitler ma difficilmente a un vescovo o a un Papa, questa affermazione è semplicemente smentita dalla storia: sono stati soprattutto i regimi atei ad aver prodotto miseria, oppressione e devastazione in quantità industriale nel corso del XX secolo. Certo, si potrebbe opporre, in realtà anche in quei regimi si adorava un dio, in quel caso il partito-stato o il leader supremo. Allora bisogna mettersi d'accordo: non era l'ateismo la sublimazione del pensiero laicista e razionalista? Vuoi vedere che l'ateismo altro non è che una forma di fanatismo religioso dedito alla negazione dell'esistenza di Dio o alla sua sostituzione con idoli di diversa natura? Pensandoci bene non è difficile individuare nell'ateismo militante un fenomeno uguale e contrario a quello del fanatismo religioso: dove gli uni vedono Dio in ogni cosa, gli altri vedono assenza di Dio ovunque.
Il pregiudizio anti-religioso presenta poi un'altra peculiarità, ovvero la tendenza ad identificare il diverso da sé, l'altro solamente nella sua dimensione religiosa. Il fatto di credere in Dio, di vivere un sentimento religioso o anche semplicemente di parlare di religione diventa uno stigma da cui è praticamente impossibile affrancarsi. Se ho fede, tutto quel che dico sulla religione, sulla scienza, sulla società verrà letto attraverso le lenti del mio credo. La mia religiosità non sarà solo parte del mio essere, come il fatto che mi piaccia viaggiare o che tifi per la Juventus, ma immediatamente diventerà fattore costitutivo della mia persona e determinerà la mia identità sociale. Quello è un prete, quello è un bigotto, quello è un molestatore di bambini. E' un atteggiamento molto vicino al razzismo.
C'è infine una variante nella lettura del pregiudizio anti-religioso come frontiera estrema del politicamente corretto. La sinistra si trova spesso davanti a un dilemma: partendo dal presupposto che la religione è un problema, che fare con la religiosità degli oppressi (o presunti tali)? E qui entra in gioco un criterio di correzione politica applicato al politicamente corretto, che non è un gioco di parole ma solo una dimostrazione di quanto sia pericolosamente ridicolo questo modo di pensare: mentre il cattolicesimo è doppiamente condannabile perché associabile alle società opulente e sviluppate, l'induismo, il buddismo, e perfino l'islamismo vengono trattate dalle autoproclamatesi élites intellettuali con maggiore indulgenza, in quanto espressione di un terzomondismo spesso anti-occidentale. Fino all'estremo di giustificare il fanatismo religioso nella sua versione politica e anti-imperialista nello stesso momento in cui si grida allo scandalo per l'omelia domenicale del prete di paese. Analizzate queste derivate, tornerò sulla questione principale nel prossimo e conclusivo post (continua)

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