Il pregiudizio anti-religioso. Se
formalmente viviamo in una società che dichiara di lottare contro ogni
pregiudizio e discriminazione e che sul principio di eguaglianza fonda
gran parte della sua stessa legittimità, è evidente come nella realtà
diverse forme di pregiudizio o discriminazione vengano accettate e
promosse. Pensiamo alla differenza di età pensionabile tra uomini e
donne, per fare solo un esempio banale, che non si fonda su nessuna
considerazione razionale ma su un semplice pregiudizio positivo. E infatti basta parlare di discriminazioni positive perché
tutto vada a posto, dal momento che la neolingua del politicamente
corretto calma le nostre coscienze e ci fa sentire bene. I casi sono
molteplici, guardatevi attorno. Arrivo al punto. Io sono credente ma non
religioso nel senso classico del termine. Vivo in un paese e
soprattutto in una regione - Spagna, Catalogna - in cui la dittatura del
politicamente corretto raggiunge vette spesso grottesche, a causa del
dominio ideologico della sinistra. E credo non sia una casualità che, in
questo tipo di società, il pregiudizio anti-religioso sia il sentimento
dominante soprattutto tra la popolazione giovane, cresciuta a pane e progresismo.
Questo pregiudizio rivela tutta la sua (in)consistenza soprattutto nei
confronti della religione cattolica, sotto il fuoco incrociato del
governo socialista e dei gruppi di pressione alla moda, collettivi gay,
gioventù izquierdistas e independentistas, cantautori e artisti del buen rollito.
Ma se passiamo la frontiera il paesaggio è abbastanza simile. Penso di
poter affermare che, nell’occidente del XXI secolo, il pregiudizio
anti-religioso sia la forma di discriminazione più radicata e
incoraggiata. Tu sei religioso, devi essere un primitivo. Tu credi in
Dio, non puoi interpretare le dinamiche sociali con la mente aperta. Tu
hai fatto le scuole cattoliche, sarai un mezzo facha.
Tu vai a messa la domenica, la tua lettura degli avvenimenti sarà
certamente distorta. Non solo chi manifesta sentimenti religiosi viene
considerato una specie di insetto raro ma si cerca di prevenire la contaminazione del
pensiero laico con vere e proprie campagne anti-religiose, mentre chi
alimenta e nutre questo pregiudizio rappresenta la modernità, la
razionalità, e sfoggia il suo senso di appartenenza all’élite
intellettuale della società. Tutto questo, oggi, sembra del tutto
naturale, in quanto la retorica dell’eguaglianza e della
non-discriminazione (perversione delle buone intenzioni originarie) ha
creato un clima di linciaggio morale (e, spesso, non solo) nei confronti
di chiunque si discosti dalla linea di pensiero ufficiale. L’ultima
ideologia occidentale, il politicamente corretto, chiude il dibattito su
dogmi considerati a priori intoccabili, siano
essi il cambio climatico, o la prevalenza del pensiero laico e
scientifico su quello religioso. Censura le idee contrarie alla realtà
desiderata (non a quella oggettiva, che non esiste più) e applica una
delle più subdole forme di discriminazione che si possano osservare:
quella in nome del progresso e dei deboli (o presunti tali) contro le
forze che si oppongono alla inesorabile marcia del bene. Tra queste la
religione, non solo nelle sue forme di assimilazione con il potere, ma
anche come concetto a se stante, come manifestazione pubblica (e perfino
privata) di un sentimento collettivo (e individuale). La superiorità
del non-religioso sul religioso è ormai un fatto compiuto e
indiscutibile. L’ultima ideologia occidentale, frutto del delirio di
onnipotenza del progressismo illuminato, elimina Dio dalla storia e
dalla vita degli individui. Il pregiudizio anti-religioso è la frontiera
più estrema del politicamente corretto che, per trionfare, ha bisogno
di abbattere qualsiasi ostacolo (continua).
No hay comentarios:
Publicar un comentario