Antologia. I miei articoli di quest'anno per @atlanticomag, New English Review e @disidentia: Cina (molta), coronavirus, il soffocamento di Hong Kong, Russia e Bielorussia, ma anche Auschwitz, Black Lives Matter e Friedrich Hayek. Un anno prolifico.
- Putin ridisegna la Russia, ma cosa vuole veramente? Le questioni aperte dalle annunciate riforme costituzionali
- “Putin’s Witnesses”: l’ascesa al potere e i primi passi del ventennio putiniano
- La bestia umana: è ora di riportare Auschwitz dentro la storia e costruire una coscienza antitotalitaria
- Le incognite del secolo cinese: l’emergenza coronavirus rivela un esperimento totalitario senza precedenti
- Coronavirus, cronaca di un insabbiamento: un manipolo di giornalisti coraggiosi inchioda Pechino
- In piena pandemia Pechino lancia la sua controffensiva revisionista: il partito ha sconfitto il virus
- I numeri cinesi fanno acqua: un inganno deliberato che sta facendo ammalare il mondo intero
- Urne funeriare a migliaia nella sola Wuhan, i numeri di Pechino sempre più inverosimili
- Dalla promozione del modello Cina all’esclusione di Taiwan, l’Oms si presta al gioco del regime di Pechino
- Troppi morti per fidarsi di Pechino: ecco perché non possiamo escludere che il Wuhan Virus sia uscito dai laboratori cinesi
- Modello Cina: i desaparecidos di Pechino che hanno osato sfidare la censura del regime sul virus
- Viaggio dove il Covid-19 ufficialmente non esiste: Bielorussia, Turkmenistan, Corea del Nord
- Pressing Usa, purghe interne e leaks di documenti: crepe nel regime di Pechino?
- Intenzioni e piani di Pechino: la strategia di esportazione globale del modello Cina (con le buone, o con le cattive)
- “Kim sta bene, l’Italia si sta consegnando ai cinesi”. Parla l’unico funzionario occidentale del regime nordcoreano
- La nuova Guerra Fredda è già cominciata: la reazione Usa ricompatta l’Occidente e aumenta la pressione su Pechino
- Vent’anni di Putin in piena crisi Covid-19: la Russia verso un cambio di stagione politica e geopolitica?
- Xi Jinping detta legge all’Oms (inchiesta annacquata e Taiwan fuori), ma le crepe nella narrazione cinese si allargano
- Pechino strangola Hong Kong, ma non si fermerà qui: la partita per l’egemonia ormai è globale, l’Occidente è avvertito
- A carte scoperte, Pechino lancia la sua sfida per soppiantare la leadership Usa: è ora di scegliere con chi stare
- L’onda lunga dell’ideologia: dal Muro a Black Lives Matter, passando per Durban, la mentalità totalitaria non muore mai
- Venezuelagate grillino, retroscena e personaggi. Ecco da dove viene il siluro ai 5 Stelle
- Putin cerca nel plebiscito costituzionale una nuova legittimità, ma la strada verso la riconferma è piena di insidie
- La virologa Li-Meng Yan denuncia il cover-up di Pechino: il regime ha taciuto e mentito sul coronavirus
- In Bielorussia si lotta contro l’ultima propaggine del Moloch sovietico. Un rebus complicato anche per Putin
- Partita doppia su Navalny: in gioco la tenuta del sistema Putin e la leadership europea della Merkel
- Bielorussia, spettro annessione a fuoco lento: patto Putin-Lukashenko minaccia la rinascita di una nazione
- Il China Virus prodotto in laboratorio? Twitter censura Li-Meng Yan, virologa scomoda per Pechino
- Il paradosso della rivoluzione bielorussa: se l’Ue non si fa viva, il Paese si consegnerà a Putin
- Cosa ci dice l’arresto di Joshua Wong: il regime comunista cinese non cambia. E scommette sull’ignavia dell’Occidente
- La memoria confiscata: Dmitriev e Slavina, due storie di ordinaria ingiustizia nella Russia di Putin
- Sul Covid un rischioso esperimento sociale: da Roma a Madrid, la democrazia cuoce a fuoco lento
- Ancora silenzi e omertà sull’origine del China Virus: la denuncia di Li-Meng Yan e le ipotesi del virologo Palù
- La libertà sotto assedio: Hayek contro la giustizia sociale, nell’ultimo libro di Alberto Mingardi
- Stretta finale su Hong Kong: Pechino vuole che smetta di esistere e può contare sull’ignavia dell’Occidente
- La Russia tra Cina e Occidente: Biden scommetterà sul dopo-Putin per allontanare Mosca da Pechino?
- L’Annus Horribilis di Putin: smascherate le trame del servizio segreto russo contro Navalny
- China's Expansive Strategy
- Hong Kong: A Global Ideological Clash
- The Long Wave of Ideology
- The Confiscated Memory
- La larga ola de la ideología: de los escombros del Muro al Black Lives Matter
31 dic 2020
5 ene 2020
Dopo Soleimani. Sono passati tre giorni dall'uccisione di Soleimani, gli ayatollah hanno minacciato l'apocalisse ma finora hanno soltanto issato una bandiera rossa, organizzato un corteo funebre e lanciato quattro missili sull'Iraq. Insomma, non hanno contrattaccato. Le spiegazioni a mio avviso possono essere due: la prima, aspettano il momento opportuno per vendicarsi alla grande; la seconda, la loro capacità di reazione è limitata. Personalmente propendo per quest'ultima opzione. Il perché è presto spiegato: sono le stesse tattiche utilizzate dai palestinesi e dalle milizie di Hezbollah nel conflitto con Israele. Si minaccia un inferno, ma nella pratica ci si limita ad azioni puntuali e il più delle volte dimostrative. Esattamente il contrario di quanto fa Israele, le cui risposte sono sempre contundenti e spesso definitive in termini di perdite personali e strutturali dell'avversario. Azioni meno frequenti ma più letali in termini bellici. Nel caso palestinese l'inferiorità militare è conclamata e le tattiche di provocazione e guerriglia terrorista sono le uniche a disposizione. Nel caso iraniano siamo di fronte a un regime armato e in teoria capace di sostenere un conflitto prolungato. Ma è proprio così? Ho l'impressione che le minacce in assenza di rappresaglie significative siano il sintomo della consapevolezza iraniana della propria inferiorità militare nei confronti di USA, Israele e Arabia Saudita. Sembra una considerazione ovvia, ma non lo è tanto, soprattutto se si considerano le lamentazioni di un occidente terrorizzato (comprensibilmente) dalla prospettiva di un conflitto. Un conflitto altamente improbabile, nonostante il fanatismo degli ayatollah, proprio per la sproporzione di forze a sfavore dell'Iran. Questo non significa che tutto finirà qui, anzi probabilmente assistiremo a un'escalation di qualche tipo. Ma difficilmente la situazione sfocerà in una guerra generalizzata e questo grazie a due fattori: uno, già detto, relativo al potenziale bellico; un altro, decisivo, rappresentato dal fatto che, con l'uccisione di Soleimani, gli Stati Uniti, dopo gli anni obamiani dell'appeasement, hanno assunto di nuovo l'iniziativa in medioriente e riaffermato la loro intenzione di rispondere colpo su colpo. Ed è esattamente questo che, come sempre, non viene loro perdonato dalle anime belle del pacifismo, oggettivamente alleato dell'islamo-fascismo. Ma pazienza, se questo serve a indebolire all'interno e all'esterno un regime infame, ben vengano le invettive degli alleati veri o presunti.
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