Normalità. La Georgia porta a compimento la sua rivoluzione colorata, attraverso un processo elettorale democratico che ha visto prevalere l'opposizione sul partito del presidente Saakashvili. Il capo dello stato ha riconosciuto la sconfitta, permettendo così un passaggio di potere senza sussulti. A formare il governo sarà una maggioranza politica più filo-russa dell'attuale, e questo certamente sarà motivo di allegria per i putiniani di casa nostra, che dall'Ucraina, alla Bielorussia al Kirghizstan non hanno mai nascosto le loro antipatie per le relazioni cordiali tra stati ex sovietici e occidente. Mi riferisco in particolare a quelli che, vedi Stefano Grazioli per dirne uno, prendono in giro Saakashvili definendolo mangiacravatte, gli attribuiscono la responsabilità della mini-guerra del 2008 con la Russia e lo accusano di metodi dittatoriali. Accuse che si guardano bene dal rivolgere ai suoi omologhi di Minsk o di Mosca. Certo, a Minsk e a Mosca le cravatte non le mangiano. E soprattutto non perdono mai un'elezione.
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