La massa. L'intelligenza non avrà mai peso, mai nel giudizio di questa pubblica opinione, denunciava Pasolini in una sentenza poetica d'acciaio. Pasolini poeta è un bel leggere, per mitigare la noia dei suoi romanzi. Passano gli anni e il verso continua ad aprire l'inno nazionale italiano, quello fattuale, non l'improbabile versione eroica di Mameli. Sempre nel gruppo gli italiani, da buoni individualisti irresponsabili quali ci hanno insegnato ad essere fin da piccoli, a scuola. Farsi furbi, questa la nostra religione. La coerenza mai, quella la lasciamo ai protestanti.
Se l'intelligenza avesse peso sarebbe possibile giudicare la statura politica di Berlusconi (a conti fatti modesta) distinguendola dal linciaggio morale-politico-giudiziario di cui è oggetto da anni (a conti fatti criminale). Berlusconi politico ha deluso molti (quelli che si erano illusi), ha lasciato indifferente qualcuno e ha soddisfatto pochi. Pensare che da questo semi-fallimento debba necessariamente scaturire la forca è roba da primati, non da cittadini. C'è un'opposizione che ha costruito la sua identità sulla character assassination. E' tutto quel che hanno saputo produrre dopo Honecker. Ma sono i presunti liberali, quelli che prima vendevano Silvio come Margaret e adesso lo trattano da pezzente, i veri sconfitti di questa (a conti fatti piuttosto squallida) fase politica. I presunti liberali si sono fatti massa: incapaci di produrre un pensiero non dico alternativo ma neppure parallelo a quello del capo quando le cose andavano bene, penosamente asserviti alle tesi degli assassini (nell'accezione di cui sopra) quando la barca affonda. Sfacciatamente vendutisi alcuni, servilmente elemosinanti altri, convertitisi alla religione della puzza sotto il naso i più. Facile ridere della Gelmini quando - italianamente - preferisce fare la furba che pensare. Ma la Gelmini siete voi, siamo noi. Il paese è questo e non c'è un solo pseudo-liberale che oggi possa vantarsi di aver fatto qualcosa per cambiarlo. Ha vinto l'assimiliazione, ancora una volta, ed eserciti di individualisti irresponsabili si preparano ad obbedire allegramente, senza rimpianti né rimorsi, alla nuova legge del gregge: Berlusconi boia, stai meglio appeso che con i pantaloni abbassati. Dovevate dargli addosso prima e difenderlo adesso, branco di pecore. Per dirla con Pasolini.
Se l'intelligenza avesse peso sarebbe possibile giudicare la statura politica di Berlusconi (a conti fatti modesta) distinguendola dal linciaggio morale-politico-giudiziario di cui è oggetto da anni (a conti fatti criminale). Berlusconi politico ha deluso molti (quelli che si erano illusi), ha lasciato indifferente qualcuno e ha soddisfatto pochi. Pensare che da questo semi-fallimento debba necessariamente scaturire la forca è roba da primati, non da cittadini. C'è un'opposizione che ha costruito la sua identità sulla character assassination. E' tutto quel che hanno saputo produrre dopo Honecker. Ma sono i presunti liberali, quelli che prima vendevano Silvio come Margaret e adesso lo trattano da pezzente, i veri sconfitti di questa (a conti fatti piuttosto squallida) fase politica. I presunti liberali si sono fatti massa: incapaci di produrre un pensiero non dico alternativo ma neppure parallelo a quello del capo quando le cose andavano bene, penosamente asserviti alle tesi degli assassini (nell'accezione di cui sopra) quando la barca affonda. Sfacciatamente vendutisi alcuni, servilmente elemosinanti altri, convertitisi alla religione della puzza sotto il naso i più. Facile ridere della Gelmini quando - italianamente - preferisce fare la furba che pensare. Ma la Gelmini siete voi, siamo noi. Il paese è questo e non c'è un solo pseudo-liberale che oggi possa vantarsi di aver fatto qualcosa per cambiarlo. Ha vinto l'assimiliazione, ancora una volta, ed eserciti di individualisti irresponsabili si preparano ad obbedire allegramente, senza rimpianti né rimorsi, alla nuova legge del gregge: Berlusconi boia, stai meglio appeso che con i pantaloni abbassati. Dovevate dargli addosso prima e difenderlo adesso, branco di pecore. Per dirla con Pasolini.
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