21 may 2011

15-M/2. Immagini aggiornate dalla Plaça Catalunya di Barcellona, mattina di sabato 21 maggio 2011.
Tutto tranquillo come previsto nelle piazze di Madrid, Barcellona e altre città del paese. Le forze dell'ordine si sono ben guardate dallo sgomberare gli accampamenti e domani si voterà con regolarità. Nessun pretesto regalato ai manifestanti, che ieri già denunciavano (invocavano?) i piani di intervento della polizia. La tanto vituperata democrazia possiede una razionalità e dei meccanismi di compensazione sconosciuti agli altri regimi, e già questo dovrebbe far riflettere chi protesta.
Ecco invece il cartello che accoglieva stamattina i curiosi che si affacciavano sulla piazza centrale di Barcellona. Denuncia le stragi di stato, partendo dalla stazione di Bologna per arrivare a Bush, Blair, Aznar e l'11 settembre. Ho come l'impressione di averla già sentita questa.



Curiosa la relazione che gli indignati hanno con i mezzi di comunicazione. Dire che sono stati coccolati e riveriti in questi giorni è un eufemismo: i media hanno assegnato loro il ruolo di assoluti protagonisti nell'ultima settimana di campagna elettorale. Eppure ieri ho visto con i miei occhi in diverse occasioni che si impediva alle telecamere di filmare e ai fotografi di scattare. Oggi leggo che a Madrid ci sono stati episodi poco civili nei confronti di giornalisti di canali considerati ostili. Difficile capire il senso di questa strategia.
La presidentessa della Comunità di Madrid notava giustamente che, quando a sbagliare è un governo di destra, lo si manda a casa; quando a farlo è uno di sinistra si vuole mandare a casa il sistema. Sorprende in effetti che nemmeno un'oncia di tutta questa indignazione sia rivolta contro l'esecutivo socialista, che ha presieduto la più grande crisi dell'economia spagnola degli ultimi trent'anni. Del governo proprio non si parla, se non accomunandone le responsabilità a quelle della classe politica in generale. Se si pensa che per domani tutti i sondaggi sulle amministrative davano una schiacciante vittoria del PP sui socialisti in quasi tutte le regioni chiave e una retromarcia storica delle sinistre perfino in Catalogna, viene da interrogarsi sul tempismo di certe proteste popolari. I precedenti non ispirano troppa fiducia.

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