22 dic 2008

Thailandia. Foto di gruppo.



Oggi Abhisit ha presentato il suo nuovo governo. Tutti vestiti a festa, con la benedizione del re (che nel frattempo ha ritrovato la voce). Il ministro degli esteri, solo per darvi una idea, è un tizio che aveva definito "un divertimento" l'occupazione degli aeroporti da parte dei manifestanti del PAD. Per il resto nomine da manuale Cencelli al curry, con ricchi premi ai transfughi dell'ex maggioranza.
La Thailandia brucia presto le sue promesse, come si è visto a più riprese negli ultimi mesi. Oltretutto in casa democratica non tutti vedono di buon occhio la nuova alleanza con ex uomini del PPP, in particolare con la fazione di Newin, considerato opportunista ed inaffidabile, passato con disinvoltura dall'appoggio a Thaksin allo schieramento avversario in cambio delle prebende di cui sopra. Poi c'è un altro fattore. La maggioranza del ribaltone è di 235 a 198 e a gennaio ci saranno elezioni parziali per i seggi lasciati liberi dagli ex parlamentari del PPP inabilitati dalla pronuncia della Corte Suprema. Il margine potrebbe allora ulteriormente asssottigliarsi visto che i Democratici saranno pur bravi nelle manovre politiche e nello sfruttare i disordini di piazza ma lo sono certamente meno nelle campagne elettorali, soprattutto dove devono conquistare voti tradizionalmente appannaggio dello schieramento pro-Thaksin, ovvero il nord geografico e il sud sociale, le classi meno abbienti e i contadini. Potrebbe essere proprio questo il maggior problema di Abhisit, come collegare la sua azione politica alle esigenze di quella vasta fascia di popolazione che prima Thaksin e poi i suoi successori hanno trattato così bene, con programmi di assistenza e aiuti economici. I Democratici sono, semplificando molto, la destra, i loro programmi tradizionalmente improntati al libero mercato, il loro interventismo limitato. La situazione potrebbe cambiare però per tre ragioni principali: i compromessi cui saranno costretti con i partiti che li appoggiano e che, vista la loro dose di affidabilità, potrebbero in qualsiasi momento ripensarci; la necessità di conquistare i settori proletari e rurali della società e di strapparli al controllo del Puea Thai (ex PPP); la crisi economica che sta piombando anche sulla Thailandia, aggravata ulteriormente dai mesi di caos sociale provocati dalle proteste e dalle occupazioni del PAD. Infine, come concilierà Abhisit le sue promesse di dare più potere ai parlamentari eletti con il programma di nomine corporative portato avanti dall'organizzazione che di fatto gli ha consegnato il governo del paese?

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