Anti(fascismo). Credo che si possa e si debba combattere il nazional-populismo senza scomodare continuamente il fascismo. Il fascismo era altro, fortunatamente. In Spagna questa manipolazione del concetto è costante. L'allerta antifascista è fuori luogo e fa il gioco di chi, all'estremo opposto, precisamente democratico non è. È a questa strumentalizzazione che un liberale dovrebbe sottrarsi per mantenere credibilità nella sua denuncia del pericolo nazionalista e populista (che è reale). L'Italia è in mano a apprendisti stregoni ma non a skinheads. Per quello gridare al fascismo contro tutto quel che si muove come militanti di un centro sociale non mi sembra una buona idea. L'antifascismo liberale deve distinguersi chiaramente da quello illiberale e non cadere nella trappola dell'omologazione in nome di un allarme antifascista del tutto strumentale (vedi Salone del Libro). Oggi nazional-populismo e social-comunismo di ritorno non sono fenomeni così differenti nella loro connotazione di minaccia alla democrazia liberale. Bisogna evitare di cadere nell'uno opponendosi all'altro. Sono lontano da Matteo Salvini e ancor più da Casa Pound ma le riflessioni di Giampiero Mughini le condivido al cento per cento. Soprattutto quando scrive che "dirsi antifascisti oggi non vuol dire nulla di nulla". L'antifascismo oggi ha senso solo nella categoria generale dell'antitotalitarismo. Cioè come concetto teorico, come ideale democratico e liberale da difendere. Ma mentre il comunismo è un sistema ancora attuale in alcuni ordinamenti statali, il fascismo come fenomeno storico no. Il problema dell'antifascismo attuale non è che si proponga di combattere il fascismo (che non c'è) ma che attacchi tutto ciò che a suo insindacabile giudizio identifica con il fascismo, vale a dire praticamente qualunque cosa non sia (estrema) sinistra.
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