15 oct 2012

Banditi a L'Avana. Hanno condannato un poveretto a quattro anni di galera nel gulag cubano. Un ragazzotto del PP, che si è trovato nel posto sbagliato nel momento sbagliato, un po' per idealismo, un po' per ingenuità. Dovevano far fuori Oswaldo Payà, dissidente di lunga militanza, hanno procurato le pallottole ma a sparare ci hanno messo l'inconsapevole Carromero. Dopo il solito processo farsa, vergognosamente descritto dalla stampa occidentale come un giudizio in piena regola, con tanto di avvocati difensori e giuria, sulla testa dello spagnolo è caduta una sentenza pesante come un macigno: per il quanto, il come e soprattutto il dove. Ovviamente il regime si gioca la carta dell'appello, per far pressione sulla diplomazia di Madrid, per il momento desaparecida en combate. Carromero guidava l'auto finita fuori strada lo scorso luglio, incidente nel quale morirono Payà e Cepero, attivisti per la democrazia. Poche settimane prima, in un altro strano incidente, la vettura dello stesso Payà si era ribaltata, senza conseguenze per il conducente. Al secondo tentativo l'imboscata è riuscita. Adesso, con la sentenza di condanna, il castrismo pretende di dimostrare di avere a cuore le sorti dei suoi cittadini, anche quelli più scomodi, e scarica ogni responsabilità sul malcapitato. Nel libro del comunismo caraibico non mancano le pagine infami e questa è una di quelle, scritta nel silenzio generale, con la complicità di quella UE freschissima di Nobel per la Pace. Nobel per omissione. La legalità rivoluzionaria, oltre che un ossimoro, è un magma vomitevole di menzogne e ricatti, sostenuto dall'omertà della maggior parte della sinistra europea. Purtroppo non c'è un Goldhagen che racconti l'epopea ignobile dei volenterosi carnefici di Castro, brevi manu e per corrispondenza.

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